Lettera ai Genitori

“Se qualcuno vuole venire dietro a me,

rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segue”.

(Matteo 16,24)

          Cari genitori,

mi lascio guidare, in questo mio breve scritto, da queste parole di Gesù che desidererei ci percuotessero il petto. Gesù ricorda a me prete, a te genitore, a quanti sono battezzati che seguire Lui non è un atto obbligatorio che ha il sapore della costrizione, ma un atteggiamento di massima libertà che dona un senso e una forma diversi alla vita, il senso cristiano e la forma della santità.

Se qualcuno ci chiedesse: perché segui Gesù? Perché condividi le sue idee e vivi ciò che lui ti propone? Sapremmo dare una risposta a queste due domande?

Cari genitori, scrivo a voi perché chiedendo il battesimo per i vostri figli vi siete impegnati a educarli nella fede e siete diventati i primi catechisti. Scrivo a voi per ricordare a ciascuno la gravissima responsabilità educativa che ricoprite come genitori ed educatori e poiché si tratta di educare dei cristiani vi ricordo l’importanza di una catechesi che sia vissuta con la serietà di una scuola di vita dove non si imparano solo alcune risposte ma a vivere da cristiani. Un giorno, davanti a Dio, risponderete di questa responsabilità che liberamente avete assunto, ed io insieme a voi.

Ho l’impressione, soprattutto in questi ultimi mesi, che alcuni di voi, pur iscrivendo e mandando i loro bambini in parrocchia lo facciano con poca convinzione, poco entusiasmo, mossi più dal “si fa così”, dal “lo si fa perché lo fanno anche gli altri”, “lo facciamo per tradizione”, che  da un’autentica motivazione di scelta della fede cristiana. A volte percepisco sul volto di non pochi genitori il desiderio di giungere quanto prima al traguardo della Cresima così che finisca presto il “fastidio”. Il percorso di fede non deve essere un “fastidio”, se pensiamo che sia un ulteriore peso che grava come un macigno sulle spalle è preferibile, e sarebbe coerente, non intraprendere tale cammino. Una intelligenza matura è tale se vive ciò in cui crede e non il contrario. Mi dispiace prendere atto che per alcuni di voi la Chiesa è un’agenzia che dispensa servizi sociali oppure un distributore automatico di sacramenti da vivere come momenti isolati e privi di collegamento col resto della vita. È vista molto spesso come fonte di divieti duri da digerire. Questa visione distorta della Chiesa è figlia di una società asservita ad una cultura in cui non esiste più la Verità. Per noi credenti la Verità è Cristo e la sua Parola. In un mondo in cui tutto viene geneticamente modificato vi ricordo, e lo ribadisco con forza, che il Vangelo non può essere modificato a nostro piacimento o a nostra immagine. Non posso giustificare la scelta di rifugiarsi nella cosiddetta fede fai da te, dove siamo noi stessi la misura di tutto e Dio è preso in considerazione solo se e quando ci fa comodo.

Cari genitori, nel Vangelo di Luca leggiamo che “i genitori di Gesù si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua”. La famiglia ha bisogno di questi appuntamenti che non sono soltanto una commemorazione, come un rituale da assolvere per far sì che il parroco di turno sia soddisfatto, ma sono festa nel senso più pieno della parola: giorno solenne perché ricorda ciò che conta davvero. Per molti di voi la Messa domenicale è l’unico momento di catechesi.

Questo non è un rimprovero, piuttosto un richiamo fraterno che sento di rivolgere come Padre e Pastore di questa comunità nella quale il Signore mi ha mandato. Mi auguro che possa fiorire la fede in questa comunità, ed essa fiorirà soltanto se coltivata nella libertà. C’è in gioco la qualità di vita dei vostri figli e di tutti noi.

Il Signore abbia misericordia e pietà di noi!

Don Gennaro